giovedì 22 agosto 2013

CRESCERE IN TEMPI DI CRISI | Isaia 6|1-13

Il capitolo sesto del libro di Isaia racconta di un’esperienza notevole che cambiò la vita del profeta.
Questo incontro così importante con Dio avvenne “nell’anno della morte del re Uzzia” (6:1). Questo dettaglio ci aiuta a datare l’esperienza di Isaia nell’anno 740 A.C. ma, più che questo, ci aiuta a comprendere il contesto in cui avvenne la straordinaria esperienza del profeta. Qual è il significato della morte del re Uzzia?

La vita del re Uzzia è narrata in 2 Cronache 26. Egli “aveva sedici anni quando cominciò a regnare, e regnò cinquantadue anni a Gerusalemme… Egli fece ciò che è giusto agli occhi del Signore… Si diede con diligenza a cercare Dio mentre visse Zaccaria, che aveva l’intelligenza delle visioni di Dio; e finché cercò il Signore, Dio lo fece prosperare” (26:3-5) La nazione intera poté godere dei benefici del suo successo, conoscendo pace, stabilità sociale e prosperità. Era particolarmente ammirato a causa della sua potenza militare: “Uzzia aveva inoltre un esercito di combattenti… Fece fare, a Gerusalemme, delle macchine inventate da esperti per collocarle sulle torri e sugli angoli, per scagliar saette e grosse pietre. La sua fama raggiunse paesi lontani, perché egli fu meravigliosamente soccorso…” (26:11-15).

Cerchiamo di immaginare l’effetto di questi 52 anni di pace, stabilità e prosperità. Nessuno in Giuda, sotto i 55 anni, sapeva come avrebbe potuto essere la vita senza il re Uzzia; tuttavia, quegli anni di normalità erano finiti. Il re Uzzia aveva peccato, era stato punito con la lebbra, poi era morto. Possiamo quasi sentire la tensione nell’aria.

Che cosa accadrà ora? Chi guiderà la nazione? I nemici attaccheranno? Era un anno di crisi nazionale.

Ma proprio in questo momento di crisi, “nell’anno in cui morì il re Uzzia”, il Signore Dio scelse di chiamare, purificare e dare un incarico al profeta Isaia.

Anche noi dobbiamo affrontare momenti di crisi. Può trattarsi di una crisi di famiglia derivante da problemi di salute, divorzio o morte. Può esserci una crisi nazionale o globale che ci colpisce personalmente, collegata al terrorismo, alla disoccupazione o all’instabilità dei mercati finanziari. Possiamo provare una crisi della fede, mentre lottiamo con nuovi dubbi, o riflettiamo su preghiere che non hanno ottenuto risposta o siamo toccati da conflitti nella nostra chiesa locale. Un periodo di calma relativa è finito, ed ora il futuro ci sembra così incerto… Il comportamento di Dio con Isaia ci insegna che Egli può servirsi anche di quei periodi penosi e difficili. Nella mano di Dio, i tempi di crisi offrono un’opportunità di crescita personale.

1. In tempi di crisi, cerca il Signore.
Quando scoppia una crisi, alcuni restano paralizzati dalla paura o dallo shock. Altri, invece, diventano frenetici, cercando una soluzione rapida e correndo di qua e di là. Che cosa fa, invece, Isaia?
Avrebbe potuto riunire una delegazione per visitare le nazioni confinanti e firmare trattati di pace. Avrebbe potuto partecipare alle discussioni con gli uomini che detenevano il potere militare. Avrebbe potuto cercar di fondare un proprio partito politico “religioso”. Nel versetto iniziale, però, non troviamo Isaia nel palazzo né nella piazza del mercato, ma nel tempio. Nel momento della crisi egli cerca il Signore.
Il Signore è contento di vederlo là e lo ricompensa con una visione importante. Non si tratta di una visione di un futuro di pace. Non è una visione che riguardi la distruzione dei nemici. No! Dio sapeva esattamente di che cosa aveva bisogno Isaia: di una visione di Dio Stesso: “vidi il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi del suo mantello riempivano il tempio” (6:1).
Il Signore non era impaurito; la crisi non l’aveva colto di sorpresa: Egli non stava correndo di qua e di là. Il Signore era calmo. Stava seduto.
Isaia aveva bisogno di notare proprio quello. E anche noi: il Signore era seduto su un trono, che ci parla della Sua autorità. Si trattava di un trono alto ed imponente. Appena Isaia si rese conto di ciò che vedeva, il suo spirito si tranquillizzò. Per Giuda la crisi apriva la porta ad un futuro incerto; invece, ad Isaia, questa visione di Dio riempì il cuore di una calma fiducia. Sapendo che il futuro era nelle mani di Dio, poteva scrivere, più tardi: “Questo è il piano deciso contro tutta la terra; questa è la mano stesa contro tutte le nazioni. Il Signore degli eserciti ha fatto questo piano; chi potrà frustrarlo? La sua mano è stesa; chi gliela farà ritirare?” (Isaia 14:26-27). Se dobbiamo rimanere calmi in momenti di crisi e fiduciosi nel futuro, anche noi abbiamo bisogno di una fresca e realistica visione di Dio.

2. In tempi di crisi, esamina te stesso.
Mentre Isaia fissava il Signore, vide due serafini che volavano sopra il Suo trono. Li udì che gridavano l’uno all’altro “Santo, santo, santo è il SIGNORE degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!” (6:3). Per completare quel impressionante esperienza, “le porte furono scosse fin dalle loro fondamenta dalla voce di loro che gridavano, e la casa fu piena di fumo” (6:4). Dio ha molti attributi meravigliosi: Egli è amore, è fedele, onnipotente, ma il solo attributo che è ripetuto 3 volte è questo: Egli è Santo. La ripetizione è usata per dare enfasi. Isaia comprese il messaggio: i suoi occhi si distolsero dal Signore per rivolgersi su se stesso. Il contrasto era penosamente ovvio: “Guai a me - gridò Isaia – sono perduto! Perché io sono un uomo dalle labbra impure…” (6:5).
Una crisi ci permette di avvicinarci al Signore, e quando lo facciamo diventiamo penosamente consapevoli della nostra inadeguatezza. Prima della crisi, diciamo con gioia che il nostro futuro è nelle mani del Signore, ma quando la crisi ci colpisce, quando ci rubano i nostri risparmi, se perdiamo il lavoro, se la salute è compromessa… il nostro futuro non ci sembra più sicuro. Forse è più facile confidare nel Signore quando ci sentiamo tranquilli, sicuri e padroni di noi stessi. La crisi manda in frantumi la nostra sicurezza precostituita.
Il Signore ritenne importante che Isaia avesse coscienza della propria piccolezza, per mostrargli la Propria grandezza. Il Signore ritenne importante che Isaia avesse coscienza del proprio stato di peccato, per mostrargli la Propria santità.
La tua crisi è anche un invito ad avvicinarti di più al Signore e poi a fare un esame realistico di te stesso. Nelle mani del Signore, una crisi è uno strumento per svegliarci da una confortevole routine religiosa, per mettere a nudo le menzogne del nostro modo di pensare, per aiutarci a vedere le nostre priorità malvagie. Piuttosto che cercare di incolpare altri per il loro coinvolgimento nella tua crisi, alla presenza di Dio, esamina te stesso. Forse c’è qualcosa che tu devi correggere; forse anche tu hai “labbra impure!”

3. In tempi di crisi, cerca di ascoltare.
“Ma uno dei serafini volò verso di me, tenendo in mano un carbone ardente, tolto con le molle dall’altare. Mi toccò con esso la bocca e disse: ”Ecco, questo ti ha toccato le labbra, la tua iniquità è tolta e il tuo peccato è espiato” (6:6-7). Questo era un atto simbolico. L’altare, probabilmente, rappresenta l’opera di Cristo, poiché il perdono e la purificazione sono di solito associati con il sacrificio della morte del nostro Signore Gesù: “… Cristo, dopo essere stato offerto una volta sola per portare i peccati di molti…” (Ebrei 9:28). Puoi immaginare l’effetto di un carbone ardente che tocca le tue labbra sensibili? Sono sicuro che Isaia non ha mai più dimenticato quel momento doloroso.
Le cicatrici ed i ricordi assicuravano che egli non avrebbe mai dimenticato la sua realtà passata: le labbra impure. Noi dobbiamo anche ricordarci da dove siamo venuti. Senza i ricordi della nostra inadeguatezza e della Sua abbondanza, noi mancheremmo di grazia nei nostri rapporti con gli altri.
Il Signore voleva utilizzare le labbra di Isaia, così per prima cosa le bruciò. Ora Isaia è puro e attento alla presenza del Signore; ora è pronto per ascoltare: “Poi udii la voce del Signore che diceva: ‘Chi manderò? E chi andrà per noi?’” (6:8).
E’ così facile avere le proprie idee, i propri piani, le opinioni e le soluzioni. Quando poi la nostra mente è piena delle nostre idee, piani, opinioni e soluzioni, è tanto difficile ascoltare il Signore. La Sua voce tranquilla viene soffocata dal nostro caos interno. Se, però, noi dobbiamo trarre beneficio dalla crisi, se dobbiamo crescere proprio attraverso di lei, allora è necessario che affidiamo al Signore le nostre iniziative e cerchiamo di ascoltare la Sua voce.
Più tardi, Isaia applicò questo principio a tutta la nazione: “Guai… ai figli ribelli che formano dei disegni, ma senza di me, che contraggono alleanze, ma senza il mio Spirito, per accumulare peccato su peccato… Tuttavia il SIGNORE desidera farvi grazia, per questo sorgerà per concedervi misericordia; poiché il SIGNORE è un Dio di giustizia. Beati quelli che sperano in lui! … Quando andrete a destra o quando andrete a sinistra, le tue orecchie udranno dietro a te una voce che dirà: “Questa è la via; camminate per essa!” (Isaia 30:1;18-21). Il Signore può scegliere di parlare per mezzo del consiglio di altri, attraverso la Sua Parola, oppure per mezzo delle circostanze, o con un sogno… il Signore Sovrano sceglierà Lui il mezzo. Da parte nostra, come fu per Isaia e per Samuele, dobbiamo trovarci nella condizione di ascoltare: “Parla, Signore, poiché il tuo servo ascolta” (1 Samuele 3:9).

4. In tempi di crisi, sii pronto a cambiare.
Quando Isaia rispose al Signore: “Eccomi, manda me!” (6:8), mi chiedo quale compito si aspettasse di ricevere dal Signore. Pensava forse che il Signore lo avrebbe mandato ad ungere un nuovo re, come aveva fatto Samuele con Davide circa 300 anni prima? Forse si aspettava che il Signore avrebbe nominato lui come prossimo re? Poteva anche immaginare che il Signore si sarebbe servito proprio di lui, come si era servito di Mosé, per guidare il popolo di Dio fuori dalla crisi, in una nuova terra? Il Signore non chiese ad Isaia: “Che cosa pensi di fare?”, anzi gli disse: “Va’, e di’ a questo popolo: ‘Ascoltate, sì, ma senza capire; guardate, sì, ma senza discernere’!” (6:9). Il Signore sapeva che cosa era necessario fare; noi possiamo anche avere le nostre preferenze, ma quando diciamo al Signore: “Io sono tuo. Eccomi. Serviti di me”, dobbiamo essere pronti alla Sua risposta.
Prima della crisi, amicizie, famiglia, chiesa, studi, lavoro, salute e finanze si sviluppavano in maniera “soddisfacente”. Non c’era nessun bisogno di un cambiamento importante. Pensavi che, forse, era necessario solo qualche ritocco di poca importanza. Prendi nota che un momento di crisi può anche essere il momento per cambiare. La vita di Isaia cambiò; non fu mai più la stessaE’ importante notare che non fu la crisi stessa a cambiare Isaia. La crisi ci fornisce un’opportunità per fermare la normalità, per andare più vicino al Signore, per rimettere ordine, per ascoltare. E mentre facciamo queste cose, potremmo sentire il Signore che ci chiama a cambiare.
Può farci capire di continuare fedelmente nelle nostre opere; oppure, come Archippo, abbiamo fatto confusione con le priorità e siamo ora chiamati a stare attenti al servizio che abbiamo “ricevuto nel Signore, per compierlo bene” (Colossesi 4:17). Il Signore, tuttavia, può anche aprire una finestra per mostrarci una nuova direzione, un nuovo ministero, una nuova chiamata. Ad Isaia fu assegnato un ministero profetico difficile. Il popolo al quale doveva parlare era testardo: se egli si fosse aspettato “successo” e risultati visibili, non avrebbe resistito a lungo. Le crisi e le difficoltà in se stesse non possono avere un termine prestabilito. Quando fu mandato, Isaia chiese: “Fino a quando, Signore?” Egli rispose: ”Finché le città siano devastate, senza abitanti… finché il Signore abbia allontanato gli uomini, e la solitudine sia grande in mezzo al paese” (6:11-12). Ogni attività sotto il sole dura per un tempo. Questo include le attività cristiane, come le scuole cristiane, gli ospedali, gli orfanotrofi, le organizzazioni missionarie, le bande musicali, le riviste, anche le chiese locali. Come Isaia, anche noi possiamo chiedere: “Per quanto tempo, Signore?” Però spetta al Signore stabilire il momento dell’inizio e della fine. Continuare quando Egli dice di fermarsi non è fedeltà: è disobbedienza. Fermarsi quando Egli dice di andare, anche questo è disobbedienza. Una crisi può suggerire un cambiamento, ma non cominciare, non fermarti o non cambiare finché non senti che il Signore sta parlando.

Conclusione
Forse la tua vita, negli ultimi tempi, ha avuto una svolta strana e difficile. A volte ti chiedi perché il Signore stia usando un sistema così doloroso e inadatto. Il Signore utilizza certi periodi di irrequietezza interna per incoraggiarci ad avvicinarci a Lui, per purificarci, per parlare al nostro cuore. Guarda alla tua crisi come ad un’opportunità di crescita. Il Signore è ancora seduto sul Suo trono, alto ed esaltato; Egli tiene tutto sotto controllo. Scegli di avvicinarti di più a Lui, di purificarti, di ascoltare la Sua voce, scegli di crescere attraverso questa crisi. Presto, come testimonianza, sarai capace di cantare con molti altri: “A colui che è fermo nei suoi sentimenti tu conservi la pace, la pace, perché in te confida. Confidate per sempre nel SIGNORE, perché il SIGNORE, sì il SIGNORE, è la roccia dei secoli” (26:3-4).

Philip Nunn - Eindhoven, NL
Traduzione: Fausta Tomba



@andrea_zzi | apicetrento.blogspot.com

Nessun commento:

Posta un commento