Il
capitolo sesto del libro di Isaia racconta di un’esperienza notevole che cambiò
la vita del profeta.
Questo
incontro così importante con Dio avvenne “nell’anno della morte del re Uzzia”
(6:1). Questo dettaglio ci aiuta a datare l’esperienza di Isaia nell’anno 740 A .C. ma, più che questo,
ci aiuta a comprendere il contesto in cui avvenne la straordinaria esperienza
del profeta. Qual è il significato della morte del re Uzzia?
La
vita del re Uzzia è narrata in 2 Cronache 26. Egli “aveva sedici anni quando
cominciò a regnare, e regnò cinquantadue anni a Gerusalemme… Egli fece ciò che
è giusto agli occhi del Signore… Si diede con diligenza a cercare Dio mentre
visse Zaccaria, che aveva l’intelligenza delle visioni di Dio; e finché cercò
il Signore, Dio lo fece prosperare” (26:3-5) La nazione intera poté godere dei
benefici del suo successo, conoscendo pace, stabilità sociale e prosperità. Era
particolarmente ammirato a causa della sua potenza militare: “Uzzia aveva
inoltre un esercito di combattenti… Fece fare, a Gerusalemme, delle macchine
inventate da esperti per collocarle sulle torri e sugli angoli, per scagliar
saette e grosse pietre. La sua fama raggiunse paesi lontani, perché egli fu
meravigliosamente soccorso…” (26:11-15).
Cerchiamo
di immaginare l’effetto di questi 52 anni di pace, stabilità e prosperità.
Nessuno in Giuda, sotto i 55 anni, sapeva come avrebbe potuto essere la vita
senza il re Uzzia; tuttavia, quegli anni di normalità erano finiti. Il re Uzzia
aveva peccato, era stato punito con la lebbra, poi era morto. Possiamo quasi
sentire la tensione nell’aria.
Che
cosa accadrà ora? Chi guiderà la nazione? I nemici attaccheranno? Era un anno
di crisi nazionale.
Ma proprio in questo momento di crisi, “nell’anno in cui
morì il re Uzzia”, il Signore Dio scelse di chiamare, purificare e dare un
incarico al profeta Isaia.
Anche noi dobbiamo affrontare momenti di crisi. Può
trattarsi di una crisi di famiglia derivante da problemi di salute, divorzio o
morte. Può esserci una crisi nazionale o globale che ci colpisce personalmente,
collegata al terrorismo, alla disoccupazione o all’instabilità dei mercati
finanziari. Possiamo provare una crisi della fede, mentre lottiamo con nuovi
dubbi, o riflettiamo su preghiere che non hanno ottenuto risposta o siamo
toccati da conflitti nella nostra chiesa locale. Un periodo di calma relativa è
finito, ed ora il futuro ci sembra così incerto… Il comportamento di Dio con
Isaia ci insegna che Egli può servirsi anche di quei periodi penosi e
difficili. Nella mano di Dio, i tempi di crisi offrono un’opportunità di
crescita personale.
Quando scoppia
una crisi, alcuni restano paralizzati dalla paura o dallo shock. Altri, invece,
diventano frenetici, cercando una soluzione rapida e correndo di qua e di là.
Che cosa fa, invece, Isaia?
Avrebbe potuto riunire una delegazione per visitare
le nazioni confinanti e firmare trattati di pace. Avrebbe potuto partecipare
alle discussioni con gli uomini che detenevano
il potere militare. Avrebbe potuto cercar di fondare un proprio partito
politico “religioso”. Nel versetto iniziale, però, non troviamo Isaia nel
palazzo né nella piazza del mercato, ma nel tempio. Nel momento della crisi
egli cerca il Signore.
Il Signore è contento di vederlo là e lo ricompensa con
una visione importante. Non si tratta di una visione di un futuro di pace. Non è una visione che riguardi la distruzione dei nemici. No! Dio
sapeva esattamente di che cosa aveva bisogno Isaia: di una visione di Dio
Stesso: “vidi il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi
del suo mantello riempivano il tempio” (6:1).
Il Signore non era impaurito; la
crisi non l’aveva colto di sorpresa: Egli non stava correndo di qua e di là. Il
Signore era calmo. Stava seduto.
Isaia aveva bisogno di notare proprio quello.
E anche noi: il Signore era seduto su un trono, che ci parla della Sua
autorità. Si trattava di un trono alto ed imponente. Appena Isaia si rese conto
di ciò che vedeva, il suo spirito si tranquillizzò. Per Giuda la crisi apriva
la porta ad un futuro incerto; invece, ad Isaia, questa visione di Dio riempì
il cuore di una calma fiducia. Sapendo che il futuro era nelle mani di Dio,
poteva scrivere, più tardi: “Questo è il piano deciso contro tutta la terra;
questa è la mano stesa contro
tutte le nazioni. Il Signore degli eserciti ha fatto questo piano; chi potrà
frustrarlo? La sua mano è stesa; chi gliela farà ritirare?” (Isaia 14:26-27). Se
dobbiamo rimanere calmi in momenti di crisi e fiduciosi nel futuro, anche noi
abbiamo bisogno di una fresca e realistica visione di Dio.
Mentre Isaia
fissava il Signore, vide due serafini che volavano sopra il Suo trono. Li udì
che gridavano l’uno all’altro “Santo, santo, santo è il SIGNORE degli eserciti!
Tutta la terra è piena della sua gloria!” (6:3). Per completare
quel impressionante esperienza, “le porte furono scosse fin dalle loro
fondamenta dalla voce di loro che gridavano, e la casa fu piena di fumo” (6:4).
Dio ha molti attributi meravigliosi: Egli è amore, è fedele, onnipotente, ma il
solo attributo che è ripetuto 3 volte è questo: Egli è Santo. La ripetizione è
usata per dare enfasi. Isaia comprese il messaggio: i suoi occhi si distolsero
dal Signore per rivolgersi su se stesso. Il contrasto era penosamente ovvio:
“Guai a me - gridò Isaia – sono perduto! Perché io sono un uomo dalle labbra
impure…” (6:5).
Una crisi ci permette di avvicinarci al Signore, e quando lo
facciamo diventiamo penosamente consapevoli della nostra inadeguatezza. Prima
della crisi, diciamo con gioia che il nostro futuro è nelle mani del Signore,
ma quando la crisi ci colpisce, quando ci rubano i nostri risparmi, se perdiamo
il lavoro, se la salute è compromessa… il nostro futuro non ci sembra più
sicuro. Forse è più facile confidare nel Signore quando ci sentiamo tranquilli,
sicuri e padroni di noi stessi. La crisi manda in frantumi la nostra sicurezza
precostituita.
Il Signore ritenne importante che Isaia avesse coscienza della
propria piccolezza, per mostrargli la Propria grandezza. Il Signore ritenne importante
che Isaia avesse coscienza del proprio stato di peccato, per mostrargli la Propria santità.
La tua
crisi è anche un invito ad avvicinarti di più al Signore e poi a fare un esame
realistico di te stesso. Nelle mani del Signore, una crisi è uno strumento per
svegliarci da una confortevole routine religiosa, per mettere a nudo le
menzogne del nostro modo di pensare, per aiutarci a vedere le nostre priorità
malvagie. Piuttosto che cercare di incolpare altri per il loro coinvolgimento
nella tua crisi, alla presenza di Dio, esamina te stesso. Forse c’è qualcosa
che tu devi correggere; forse anche tu hai “labbra impure!”
“Ma uno dei
serafini volò verso di me, tenendo in mano un carbone ardente, tolto con le
molle dall’altare. Mi toccò con esso la bocca e disse: ”Ecco, questo ti ha
toccato le labbra, la tua iniquità è tolta e il tuo peccato è espiato” (6:6-7).
Questo era un atto simbolico. L’altare, probabilmente, rappresenta l’opera di
Cristo, poiché il perdono e la purificazione sono di solito associati con il
sacrificio della morte del nostro Signore Gesù: “… Cristo, dopo essere stato
offerto una volta sola per portare i peccati di molti…” (Ebrei 9:28). Puoi immaginare
l’effetto di un carbone ardente che tocca le tue labbra sensibili? Sono sicuro
che Isaia non ha mai più dimenticato quel momento doloroso.
Le cicatrici ed i
ricordi assicuravano che egli non avrebbe mai dimenticato la sua realtà
passata: le labbra impure. Noi dobbiamo anche ricordarci da dove siamo venuti.
Senza i ricordi della nostra inadeguatezza e della Sua abbondanza, noi
mancheremmo di grazia nei nostri rapporti con gli altri.
Il Signore voleva
utilizzare le labbra di Isaia, così per prima cosa le bruciò. Ora Isaia è puro
e attento alla presenza del Signore; ora è pronto per ascoltare: “Poi udii la
voce del Signore che diceva: ‘Chi manderò? E chi andrà per noi?’” (6:8).
E’
così facile avere le proprie idee, i propri piani, le opinioni e le soluzioni.
Quando poi la nostra mente è piena delle nostre idee, piani, opinioni e
soluzioni, è tanto difficile ascoltare il Signore. La Sua voce tranquilla viene
soffocata dal nostro caos interno. Se, però, noi dobbiamo trarre beneficio
dalla crisi, se dobbiamo crescere proprio attraverso di lei, allora è
necessario che affidiamo al Signore le nostre iniziative e cerchiamo di
ascoltare la Sua
voce.
Più tardi, Isaia applicò questo principio a tutta la nazione: “Guai… ai
figli ribelli che formano dei disegni, ma senza di me, che contraggono
alleanze, ma senza il mio Spirito, per accumulare peccato su peccato… Tuttavia
il SIGNORE desidera farvi grazia, per questo sorgerà per concedervi
misericordia; poiché il SIGNORE è un Dio di giustizia. Beati quelli che sperano
in lui! … Quando andrete a destra o quando andrete a sinistra, le tue orecchie
udranno dietro a te una voce che dirà: “Questa è la via; camminate per essa!”
(Isaia 30:1;18-21). Il Signore può scegliere di parlare per mezzo del consiglio
di altri, attraverso la Sua
Parola , oppure per mezzo delle circostanze, o con un sogno…
il Signore Sovrano sceglierà Lui il mezzo. Da parte nostra, come fu per Isaia e
per Samuele, dobbiamo trovarci nella condizione di ascoltare: “Parla, Signore,
poiché il tuo servo ascolta” (1 Samuele 3:9).
Quando
Isaia rispose al Signore: “Eccomi, manda me!” (6:8), mi chiedo quale compito si
aspettasse di ricevere dal Signore. Pensava forse che il Signore lo avrebbe
mandato ad ungere un nuovo re, come aveva fatto Samuele con Davide circa 300
anni prima? Forse si aspettava che il Signore avrebbe nominato lui come
prossimo re? Poteva anche immaginare che il Signore si sarebbe servito proprio
di lui, come si era servito di Mosé, per guidare il popolo di Dio fuori dalla
crisi, in una nuova terra? Il Signore non chiese ad Isaia: “Che cosa pensi di
fare?”, anzi gli disse: “Va’, e di’ a questo popolo: ‘Ascoltate, sì, ma senza
capire; guardate, sì, ma senza discernere’!” (6:9). Il Signore sapeva che cosa
era necessario fare; noi possiamo anche avere le nostre preferenze, ma quando
diciamo al Signore: “Io sono tuo. Eccomi. Serviti di me”, dobbiamo essere
pronti alla Sua risposta.
Prima della crisi, amicizie, famiglia, chiesa, studi,
lavoro, salute e finanze si sviluppavano in maniera “soddisfacente”. Non c’era
nessun bisogno di un cambiamento importante. Pensavi che, forse, era necessario
solo qualche ritocco di poca importanza. Prendi nota che un momento di crisi
può anche essere il momento per cambiare. La vita di Isaia cambiò; non fu mai
più la stessa. E’ importante notare che non fu
la crisi stessa a cambiare Isaia. La crisi ci fornisce un’opportunità per
fermare la normalità, per andare più vicino al Signore, per rimettere ordine,
per ascoltare. E mentre facciamo queste cose, potremmo sentire il Signore che
ci chiama a cambiare.
Può farci capire di continuare fedelmente nelle nostre
opere; oppure, come Archippo, abbiamo fatto confusione con le priorità e siamo
ora chiamati a stare attenti al servizio che abbiamo “ricevuto nel Signore, per
compierlo bene” (Colossesi 4:17). Il Signore, tuttavia, può anche aprire una finestra
per mostrarci una nuova direzione, un nuovo ministero, una nuova chiamata. Ad
Isaia fu assegnato un ministero profetico difficile. Il popolo al quale doveva
parlare era testardo: se egli si fosse aspettato “successo” e risultati
visibili, non avrebbe resistito a lungo. Le crisi e le difficoltà in se stesse
non possono avere un termine prestabilito. Quando fu mandato, Isaia chiese:
“Fino a quando, Signore?” Egli rispose: ”Finché le città siano devastate, senza
abitanti… finché il Signore abbia allontanato gli uomini, e la solitudine sia
grande in mezzo al paese” (6:11-12). Ogni attività sotto il sole dura per un
tempo. Questo include le attività cristiane, come le scuole cristiane, gli
ospedali, gli orfanotrofi, le organizzazioni missionarie, le bande musicali, le
riviste, anche le chiese locali. Come Isaia, anche noi possiamo chiedere: “Per
quanto tempo, Signore?” Però spetta al Signore stabilire il momento dell’inizio
e della fine. Continuare quando Egli dice di fermarsi non è fedeltà: è
disobbedienza. Fermarsi quando Egli dice di andare, anche questo è
disobbedienza. Una crisi può suggerire un cambiamento, ma non cominciare, non
fermarti o non cambiare finché non senti che il Signore sta parlando.
Conclusione
Forse
la tua vita, negli ultimi tempi, ha avuto una svolta strana e difficile. A
volte ti chiedi perché il Signore stia usando un sistema così doloroso e
inadatto. Il Signore utilizza certi periodi di irrequietezza interna per
incoraggiarci ad avvicinarci a Lui, per purificarci, per parlare al nostro
cuore. Guarda alla tua crisi come ad un’opportunità di crescita. Il Signore è
ancora seduto sul Suo trono, alto ed esaltato; Egli tiene tutto sotto
controllo. Scegli di avvicinarti di più a Lui, di purificarti, di ascoltare la Sua voce, scegli di crescere
attraverso questa crisi. Presto, come testimonianza, sarai capace di cantare
con molti altri: “A colui che è fermo nei suoi sentimenti tu conservi la pace,
la pace, perché in te confida. Confidate per sempre nel SIGNORE, perché il
SIGNORE, sì il SIGNORE, è la roccia dei secoli” (26:3-4).
Philip
Nunn - Eindhoven, NL
Traduzione:
Fausta Tomba
Fonte:
www.philipnunn.com
@andrea_zzi | apicetrento.blogspot.com
Nessun commento:
Posta un commento