lunedì 28 gennaio 2013

Una soluzione migliore può evitare un conflitto


La Manna della settimana scorsa parlava sulle conseguenze di sottomettersi alle esigenze del nostro ego che ci fa fare qualsiasi cosa per il raggiungimento dei nostri desideri.  Ma recentemente mi sono incrociato con un’illustrazione della natura che dimostra le virtù di un comportamento opposto.

La storia è venuta da Huldrych Zwingli, conosciuto come Zuinglio, leader della Riforma Protestante nella Svizzera, all’inizio del 1500. Con Martin Lutero, catalizzatore della Riforma, vennero coinvolti in una seria disputa e Zuinglio non sapeva che fare per risolvere il conflitto.  Trovò la soluzione una mattina mentre fissava il fianco di una montagna.

Egli osservò due capre avvicinandosi una all’altra su uno stretto sentiero in quel fianco della montagna, una andando su e l’altra andando giù. Dopo essersi viste si fermarono e abbassarono la testa.
Sembrava che volessero sfidarsi. Invece di battere con la testa, la capra che saliva la montagna si coricò sul sentiero. Quella che scendeva potette così camminare sulla schiena dell’altra e tutte e due proseguirono senza nessuna difficoltà.

Se le capre avessero deciso di battersi con le teste, una di loro avrebbe predominato ma il risultato potrebbe anche essere stato disastroso per tutte e due. Però, quella che si è curvata davanti all’altra, in effetti sottomettendosi, si rese capace di andare avanti.

Con frequenza vediamo esempi, nel campo del lavoro, di persone con gli occhi fissi alle loro mete e ai loro obiettivi, determinate a che niente possa opporsi al loro cammino!  Quando incontrano opposizione, insistono in battere la testa, lottando fino ad arrivare a una conclusione amara e a volte a una sanguinosa conclusione.

Considera la lezione che Zuinglio imparò con le due capre: una si sottomise per breve tempo all’altra, portando a un risultato buono per tutt’e due. 

Una risoluzione come questa non potrebbe risolvere conflitti?

Questo principio trova sostegno nella Bibbia, come segue:

Per salire più in alto è necessario sapere abbassarsi.
Essere disposti a cedere agli interessi di un’altra persona non deve essere unilaterale.  Tutt’e due guadagnano quando si dispongono a “cedere” o a essere “condizionati” all’altro. “Sottoponendovi gli uni agli altri nella riverenza a Cristo”.  (Efesini 5:21)

Superiori e subordinati devono cedere vicendevolmente.
Il modello abituale di un uomo d’affari è per i superiori fare uso della loro autorità sui dipendenti, però il migliore leader è quello che ha interesse per i suoi dipendenti. “Schiavi (dipendenti), obbedite ai vostri padroni (principali) secondo la carne con timore e tremore, con semplicità di spirito, come a Cristo.  Anche voi, padroni (principali), comportatevi allo stesso modo verso di loro, mettendo da parte le minacce, sapendo che per loro come per voi c’è un solo Signore nel cielo”.  (Efesini 6:5-9)

Lavorare con attitudine di umiltà fra colleghi – e verso Dio.
Invece di esigere soddisfazione dei nostri desideri, relazionarsi con umiltà verso gli altri, fa guadagnare buon favore e aiuto. “Ugualmente, voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri”.  (1 Pietro 5:5-6)  “Dio resiste ai superbi, agli umili invece dà la sua grazia. Sottomettetevi dunque a Dio”.  (Giacomo 4:6-7)

| AUTORE | Robert J. Tamasy é vice presidente di comunicazione della Leaders Legacy inc. , una "non profit corporation" con base in Atlanta, Georgia, U.S.A.

© MANNA DEL LUNEDÍ é un’edizione settimanale della CBMC INTERNATIONAL http://www.cbmcint.org  una organizzazione di ambito mondiale, senza denominazione, fondata nel 1930, con Sede a Chattanooga, TN – USA, con l'unico proposito di presentare Gesú Cristo come Salvatore e Signore a uomini d'affari e professionisti.
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La nostra visione è quella di creare un movimento di Cristiani Evangelici nel ambito del lavoro autonomo sia nel ambito di rapporti professionali di dipendenza da terzi ma con posizioni di responsabilità o di piena autonomia. Vogliamo incoraggiare tutti i credenti ad accettare e ad affermare il loro ministero e la loro missione quotidiana dovunque Dio li ha chiamati a lavorare. Serviamo Dio nel mercato globale attraverso la definizione e il rafforzamento di gruppi dirigenti nazionali e regionali, di presentare in modo efficace le verità di Gesù Cristo per le imprese e professionisti e per vedere vite trasformate da Cristo. I Cristiani impegnati in molti mestieri, nel commercio, negli affari e nelle professioni possono arrivare spesso in luoghi dove non possono arrivare i tradizionali fondatori di chiese o gli evangelisti.


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lunedì 21 gennaio 2013

La direzione dal basso verso l'alto

Forse ti sorprenderà sapere che nonostante il grande consenso manifestato verso il concetto di “direzione dal basso verso l’alto”, la strategia di conduzione aziendale predominante negli Stati Uniti e in molte altre parti del mondo rimane sempre la stessa, legata al sistema gerarchico.
Diversi nomi autorevoli competenti nell’area della direzione e dell’amministrazione aziendale hanno espresso critiche molto forti sul sistema gerarchico “dall’alto verso il basso”, che ha predominato nelle aziende di tutto il mondo fin dagli anni ’50. Nonostante questo, poche cose sono cambiate.
Non deve sorprendere che grandi organizzazioni come la MCI, Enron ed altre, che al improvviso sono venute alla ribalta per scandali finanziari, siano state portate a falsificare i propri numeri perché non volevano affrontare la verità: ciò che in realtà stava succedendo al proprio interno.

Una delle conclusioni che si possono trarre da queste azioni illegali, è che la pratica di manipolazione di processi e resoconti per il raggiungimento ad ogni costo di obiettivi economici e finanziari, dettata dai dirigenti ai massimi livelli, deve essere corretta attraverso l’introduzione della delega di poteri dal “basso verso l’alto”.
Perché ci vuole tanto tempo per capire che le persone sono più importanti dei numeri?
Perché è tanto difficile comprendere che trattare impiegati e clienti come a noi piacerebbe essere trattati, comporta il raggiungimento di livelli di business più elevati?
La delega di poteri “dal basso verso l’alto” riconosce che chi effettua costantemente un lavoro è quello che possiede le informazioni più pertinenti e più esatte per migliorarlo e, quindi, per migliorare l’impresa.
La Bibbia, scritta da oltre 2.000 anni, ha osservazioni sorprendenti e rilevanti sul contrasto fra la direzione “dall’alto verso il basso”e quella “dal basso verso l’alto”. Vale la pena di notare che la parola “direzione” appare soltanto sei volte in tutta la Bibbia, mentre la parola “servo” è menzionata 46 volte soltanto nel libro di Genesi. 

Le parole “servo”, nell’Antico Testamento e quella di “ministro”, nel Nuovo Testamento, hanno significati simili. Entrambe ci danno l’idea di un “under-rower” (rematore di sotto). “Under rowers” erano uomini che rimanevano nel punto più basso delle navi che vendevano gli schiavi. Incatenati ai loro posti, questi schiavi realizzavano il lavoro più difficile perchè i loro remi erano quelli che entravano più a fondo nel mare.
Per evitare che morissero a causa del calore soffocante, il tetto sulle loro teste era composto da una grata di metallo, che corrispondeva al pavimento dove si trovavano gli schiavi di sopra. Impossibilitati a lasciare le loro postazioni, i rematori di sotto non solo lavoravano più duramente, ma anche soffrivano l’indegnità di ricevere sulle loro teste escrementi umani che cadevano da sopra. Questa immagine è abbastanza viva?
La Bibbia insegna che il vero servo, la cui lealtà più elevata è per l’Iddio Altissimo, ha coscienza che la sua funzione nell’impresa non è quella di essere servito, ma di servire; non importa quanti rifiuti o contrattempi sorgano sul proprio cammino. Se tu dovessi diventare un leader così, disposto ad umiliarti, i tuoi collaboratori e i tuoi colleghi ti seguiranno ovunque, sia in tempi difficili che nella prosperità.

Nel vangelo di Marco, Gesù Cristo descrisse questo principio: “…ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.” E spiegando la sua propria chiamata di servo supremo che si è offerto per morire su una croce, soffrendo la pena per i peccati dell’umanità e subendone la condanna, concluse: “Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto di molti.” (Marco 10:43-44).

| AUTORE | Testo adattato con autorizzazione da un articolo di Randal Walti, consulente di affari, residente in Titusville, Florida, USA. È autore di un bollettino via e-mail "Business Life Today". Il suo web site è: www.buslifetoday.com

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lunedì 14 gennaio 2013

Non si costruisce una buona reputazione sulla mediocrità.


"Una grande reputazione è una grande responsabilità." - Thomas Fuller (1654-1734)

Hai mai pensato al valore di una buona reputazione, questa che Fuller descrive come una"grande responsabilità"?
L'industriale Henry Ford affermò un’interessante verità: "Tu non puoi costruirti una buona reputazione basata su quello che ancora devi fare."
Su questo tema, qualche anno fa, la compagnia petrolifera Esso pubblicò in Inghilterra e nell'America del Nord il seguente annuncio promozionale per esprimere alcuni dei suoi valori aziendali:
"La mediocrità è comoda. Non è molto difficile vivere dietro agli altri, chiunque può farlo incrociando le braccia e mettendo i piedi sul tavolo. Coltivare con fedeltà una grande reputazione è un compito molto difficile. Significa mantenere per se stesso tutti i giorni i più alti valori stabiliti, ossia fare del „meglio“ in ciò che è abituale.
Per un individuo interessato alla sua propria vita, avere una grande reputazione è già di per se difficile. Per un'industria grande che produce, diciamo, migliaia di tonnellate del suo prodotto ogni ora, implica un'attenta vigilanza sulla qualità e una ricerca ininterrotta di come elevarla sempre di più. Senza questa dedicazione continua, la tanto duramente conquistata reputazione non durerà molto tempo. Una reputazione buona è costruita ogni giorno."
Quando pensiamo alla reputazione, immediatamente pensiamo all’onestà, all’integrità e ad altri aspetti del carattere. Ma la Esso, prima di tutto, vide la necessità di fare una netta distinzione fra una performance mediocre e l'impegno nell'eccellenza.
Interessante! Il termine "mediocre" viene dal latino "mediocris" che significa "sotto alla sommità". Essere mediocre nel nostro lavoro - o in qualsiasi cosa facciamo – prima di tutto vuol dire funzionare al di sotto della nostra capacità massima.
La vecchiaia è stata descritta come "un tempo in cui le persone vanno in circolo attorno all'ultimo piano raggiunto". Passiamo la nostra vita scalando da un punto all'altro. Ad ogni punto possiamo fermarci per riposare, ma subito ci rialziamo e incominciamo a scalare per raggiungere un nuovo livello. È quando arriviamo ad un punto nel quale ci accontentiamo e al quale giriamo attorno che noi diventiamo vecchi, indipendentemente dalla nostra età, 25, 45 o 85 anni. La nostra vita diventa mediocre ogni volta che ci fermiamo, guardiamo il lato della montagna e ci rifiutiamo di continuare la scalata. Abbiamo perso l'interesse nel raggiungere la vetta.
Il re di Israele, Salomone, la cui esperienza di vita quotidiana gli fece conquistare la reputazione dell'uomo più saggio che sia mai vissuto, scrisse questo migliaia di anni fa: "Un buon nome val più di grandi ricchezze e la benevolenza altrui più dell'argento e dell'oro." (Proverbi 22:1)
Se tu visiti un negozio di forniture per ufficio, per esempio troverai una enorme quantità di prodotti come computer e monitor, carte di varie grammature e colori, matite, penne, mobili e accessori. Ma non incontrerai un reparto dove si vende reputazione, perché la "reputazione" non è una merce che si possa comprare. La reputazione per un lavoro di qualità richiede l'eccellenza, e può essere conquistata solo un giorno alla volta, momento per momento.
Abbiamo la tendenza di concentrare la nostra attenzione alle conquiste immediate: "Guarda che cosa ho fatto!". Ma la buona reputazione si riflette attraverso tutto il corso della nostra vita.
Io ho imparato, con l'esperienza, che Dio è interessato molto più al nostro atteggiamento e alla nostra fedeltà piuttosto che alle impressioni che le nostre realizzazioni suscitano sugli altri. "Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini." (Colossesi 3:23)


| AUTORE | Estratto e adattato da "The Challenge" (La Sfida), scritto e pubblicato da Robert D. e Rick Foster.

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lunedì 7 gennaio 2013

Risoluzione per l’anno nuovo: sii reale!

Le innovazioni nel mondo della comunicazione sono state portentose. Possiamo facilmente mantenere contatto con amici, colleghi e ricollegarci con persone conosciute nel passato.  Email e sms sono diventati la forma preferita per una comunicazione rapida. (Grazie all’email, per esempio, questa “Manna del Lunedì” è pubblicata in 20 lingue, e arriva in tutte le parti del mondo)
L’internet ci ha dato blog attraverso i quali possiamo condividere esperienze e opinioni con persone interessate in leggerle. Skype è la via con cui possiamo connetterci viso a viso, a migliaia di chilometri, via computer.  Possiamo apprezzare video in siti come YouTube sia per intrattenimento che per comunicare un tema serio.  Quando il telefono chiama e nessuno risponde, sempre possiamo lasciare un messaggio.
Chi potrà prevedere quali saranno i prossimi avanzi nella comunicazione?  Essi sono veramente benefici e pratici ma tutti mancano di una importante dimensione: tocco personale. Un antico slogan, in una propaganda suggeriva: “Raggiungi e tocca qualcuno!”. Non abbiamo un “tocco” reale nei sms, e-mail, blog o posta vocale.
Ricercatori hanno scoperto che soltanto il 7% della nostra comunicazione è verbale, volendo dire che 93% é non verbale: il contatto con gli occhi, il linguaggio del corpo, gesti, espressioni di viso, tono di voce, la maniera come parliamo. Quando mandiamo un e-mail o un sms, buona parte del nostro messaggio viene perduta.
Non soltanto questo ma un tocco gentile, un sorriso amico, può essere scambiato solo di persona.
Così, se noi guardiamo verso il nuovo anno, una risoluzione che vale la pena, sarebbe quella di diventare reali – meno artificiali. Determinando di essere presente, nonostante le scadenze, la pressione e gli impegni crescenti. 

La Bibbia ha qualche utile osservazione su questo:

L’impatto della presenza personale. Quando siamo in presenza di altri, non solo noi comunichiamo con parole ma anche diamo rilievo al nostro messaggio col nostro esempio personale. Gesù comprese questo principio: “Ne costituì Dodici che stessero con Lui e anche per mandarli a predicare”. (Marco 3:14-15)
L’ispirazione di stare insieme. Quando siamo insieme, condividendo il senso comune di una missione, noi possiamo incoraggiarci e ispirarci mutuamente: “Cerchiamo anche di stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone, senza disertare le nostre riunioni, come alcuni hanno l’abitudine di fare, ma invece esortandoci a vicenda”.  (Ebrei 10:24-25)
L’istruzione di una interazione personale. Passando il tempo l’uno con l’altro, lato a lato, nell’ambiente di lavoro, possiamo condividere saggezza, sfidarci reciprocamente con creatività, aiutarci mutamente a crescere professionalmente: “Il ferro si aguzza con il ferro e l’uomo aguzza l’ingegno del suo compagno”.  (Proverbi 27:17)

Sfrutta i benefici della comunicazione elettronica ma ricordati: non c’è sostituto a viso a viso, occhio a occhio, per una migliore interazione umana.

| AUTORE | Robert J. Tamasy é vice presidente di comunicazione della Leaders Legacy inc. , una "non profit corporation" con base in Atlanta, Georgia, U.S.A. Veterano con piú di 30 anni di giornalismo, ha scritto ed editato 9 libri inerenti al mondo degli affari. Recentemente ha collaborato con David A. Stoddard su "The Art of Mentoring": 10 Principi sullo Sviluppo del Completo Potenziale delle Persone pubblicato dalla Navpress.

© MANNA DEL LUNEDÍ é un’edizione settimanale della CBMC INTERNATIONAL http://www.cbmcint.org  una organizzazione di ambito mondiale, senza denominazione, fondata nel 1930, con Sede a Chattanooga, TN – USA, con l'unico proposito di presentare Gesú Cristo come Salvatore e Signore a uomini d'affari e professionisti.
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martedì 1 gennaio 2013

VISION | MISSION | SERVICE



Our vision is to create an Evangelical Christian movement, concerning the  self-employement, or relations between professional employers and workers, or take upon oneself, or with full operating range. We want to encourage all the believers to affirm their ministry and daily mission anywhere God called them to work. We serve God in the global market through the definition of regional and  national managers groups, to present in a very effective way the truth of Jesus Christ for the firms and professionals to see lifes transformed by Christ. The Christians involved in  many business, like market, or trading often reach places where the traditionals churches founders or evangelicals cannot reach.

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