lunedì 2 settembre 2013

Vale la pena lavorare?

Negli Stati Uniti, il primo lunedì di settembre si commemora il “Labor Day” (Giornata dei lavoratori).  I cittadini sono invitati a riconoscere il lavoro diligente di uomini e donne lungo le generazioni, persone che impiegarono e impiegano le loro abilità e i loro talenti per fornire prodotti in beneficio di molti.

Purtroppo le statistiche dimostrano che la maggioranza non é soddisfatta col proprio lavoro.  Gli studi indicano che 70% dei lavoratori e forse anche più, sono scontenti e anche detestano i compiti che devono svolgere tutti i giorni.  Per loro il lavoro non è altro che “un male necessario”.

MA non è così che Dio intendeva, fin dall’inizio. Nel primo libro, Genesi, ci insegna: “E Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche, su tutta la terra… Ecco, io vi dò ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo”.  (Genesi 1:26-29)

Intanto, dopo quella che è chiamata “la caduta dell’uomo”, il lavoro destinato da Dio divenne difficile. “Maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane”.  (Genesi 3:17-19)   Dio progettò il lavoro rimuneratore, soddisfacente e facile, ma col peccato – la ribellione dell’umanità contro Dio – il lavoro divenne difficile, frustrante e penoso.

Allora, come vincere questo sentimento che dice “il lavoro è un male necessario” e riacquistare il senso di un lavoro piacevole e significativo?  Una maniera, sembra, sia dedicare il nostro lavoro a Dio, chiedendogli di benedire i nostri sforzi e cercando di effettuare le responsabilità del nostro lavoro in accordo con le leggi di Dio. Ecco qualche principio basico da seguire:

Lavorare per Dio.
Abbiamo la tendenza di fare il nostro lavoro per la nostra soddisfazione o per fare piacere a chi esercita autorità su di noi.  Sebbene questo non sia sbagliato, il nostro primo obbiettivo deve essere gratitudine e di onorare Dio. “Qualunque cosa facciate, fatela di cuore per il Signore e non per gli uomini, sapendo che come ricompensa riceverete dal Signore l’eredità. Servite a Cristo Signore.” (Colossese 3:23-24)

Riconoscere che il lavoro viene da Dio.
Dove tu lavori e il tipo di lavoro che fai, non sono per caso. Dio ti ha messo dove sei e facendo quello che fai per compiere i Suoi propositi: “Non c’è di meglio per l’uomo che mangiare e bere e godersela nelle sue fatiche; mi sono accorto che anche questo viene dalle mani di Dio. Difatti, chi può mangiare e godere senza di Lui? Egli concede a chi gli è gradito sapienza, scienza e gioia”.  (Ecclesiaste 2:24-26)

Usare il tuo lavoro come piattaforma per rivelare Dio.
Quale è la maniera migliore di dimostrare la presenza e la realtà di Dio se non attraverso il tuo lavoro? Il nostro comportamento sul lavoro ci dà il diritto di parlare per Lui. “Sempre siate preparati a dare una risposta a chi chiede la ragione della speranza che è in voi. Ma fate questo con gentilezza e rispetto.  (1 Pietro 3:15)


| AUTORE |  Robert J. Tamasy é vice presidente di comunicazione della Leaders Legacy inc. , una "non profit corporation" con base in Atlanta, Georgia, U.S.A.


© MANNA DEL LUNEDÍ é un’edizione settimanale della CBMC INTERNATIONAL http://www.cbmcint.org una organizzazione di ambito mondiale, senza denominazione, fondata nel 1930, con Sede a Chattanooga, TN – USA.

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