domenica 25 novembre 2012

05|11|2012 | Sii sincero, autentico sul lavoro

Esiste una polemica sull’esprimere il nostro credo spirituale nell’ambito del lavoro. 

Alcuni credono che dichiarazioni di fede, nel campo professionale, non siano appropriate.  Come se da qualche parte un esplicito documento comandasse una “separazione fra la fede e il lavoro”.
Altri contendono che verbalizzando ciò in cui si crede, in maniera inerente, non importa dove possa succedere.

Chi è corretto?
Il mio amico Preston Bowman, in un recente blog discusse il suo punto di vista sulla convenienza di mischiare il lavoro con la religione.  Egli offrì alcuni saggi consigli:
“Se tu sei qualcuno in cui Dio è parte essenziale della tua vita, Preston scrive, non nasconderlo e non forzarlo.  Parla liberamente e naturalmente sulla tua vita, i tuoi valori e il tuo credo.  Però offre questa avvertenza: “Non usare mai Dio o il linguaggio religioso per impressionare qualcuno o per promuoverti negli affari”.
Questa prospettiva si adatta bene con l’approccio che l’Apostolo Paolo assume nel Nuovo Testamento della Bibbia quando scrive: “Noi non siamo infatti come quei molti che mercanteggiano la parola di Dio, ma con sincerità e come mossi da Dio, sotto il suo sguardo, noi parliamo in Cristo”.  (2 Corinzi 2:17)
Hai già avuto occasione di incontrare qualcuno che tenta usare la religione o la spiritualità come uno strumento di lavoro?  Come includendo versi biblici sul biglietto da visita per identificarsi da altri “credenti”?  Non vuole dire che dobbiamo avere vergogna della fede che professiamo, ma presentandoci con questo per prima cosa come un tentativo di incrementare affari o di attrarre clienti, è come l’apostolo dichiarò: “mercanteggiare la parola di Dio” per profitto.
Intanto, ci sono momenti in cui è accettabile parlare su argomenti della fede – e momenti che no.  A meno che tu sia stato assunto come Cappellano, la tua competenza riguardo il lavoro probabilmente non include predicare sermoni o condurre dialoghi spirituali durante le ore di lavoro.  Una delle migliori maniere di comunicare la nostra fede, in effetti, è facendo il nostro lavoro con eccellenza – e questo significa trattenersi sui nostri compiti.
Se qualcuno dovesse farti una domanda sulla tua fede, durante il corso della giornata di lavoro, tu devi “...essere pronto a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”.  Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto”.  (1 Pietro 3:15)  Ma l’esatto momento in cui è fatta la domanda può non essere il momento giusto per dare la risposta.  È meglio trovare la maniera di parlarne durante una colazione, o durante una sosta di lavoro, così nessuno ti può accusare di non stare dando, per tutto il tempo, il tuo meglio alla organizzazione.
L’altra considerazione è se le nostre azioni corrispondono a quello che diciamo.  Come qualcuno che disse: “Se il tuo andare non è uguale al tuo parlare, meno parli meglio è”.  Noi viviamo in un mondo in cui sembra che ognuno ha credenze e opinioni di ogni tipo.  L’unica maniera di sapere se essi sinceramente credono in quello che dicono, è se dimostrano che le loro vite e parole sono in accordo.  Come Gesù ha detto: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”.  (Matteo 5:16)
Così, in risposta alla domanda se è appropriato esprimere la nostra fede nel luogo di lavoro, la mia risposta è:  “Non avere paura di parlare sui tuoi valori, ma solo se loro sono sinceri e autentici”.


| AUTORE | Rick Boxx -- "Momenti di Integritá com Rick Boxx" é un articolo settimanale che parla sull'Integritá nel mondo degli affari, visti con prospettiva cristiana. Trascritto con autorizzazione. www.integritymoments.com 2000, Integrity Management, Inc.

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